Il grano saraceno è erroneamente considerato un cereale, ma in verità non appartiene alla famiglia delle Graminee, bensì a quella delle Poligonacee. Si tratta di un vegetale che arriva dall’Estremo Oriente e che raggiunse l’Europa solo nel tardo Medioevo attraverso il Mar Nero; attualmente è fortemente presente nella cucina dell’Europa dell’Est, della Cina e del Giappone. In Italia non è utilizzato massicciamente e non si trova nemmeno nei piatti tipici della nostra cucina: l’unica eccezione si registra per l’uso della farina di grano saraceno che è l’ingrediente principale della polenta taragna, tipica della Valtellina. Il grano saraceno è ricco di sali minerali quali ferro, magnesio, selenio e zinco e di amminoacidi essenziali. Forte è anche l’apporto di flavonoidi, antiossidanti che rallentano l’invecchiamento precoce delle nostre cellule. Non essendo un cereale non contiene glutine ed è perciò consigliato per una dieta celiaca; viene ritenuto un alimento utile anche nelle diete ipoglicemiche perchè non favorirebbe l’insorgere di picchi glicemici. Consumare grano saraceno sarebbe importante anche per contenere il colesterolo “cattivo” e il rischio di pressione alta. La presenza di inositolo poi aiuta il fegato in quanto crea una sorta di effetto protettivo, mentre l’amido riempi e smorza la sensazione di fame risultando perciò un aiuto nelle diete, in sostituzione ad alimenti più grassi. É considerato un elemento anallergico e per questo utilizzato per la produzione di cuscini.
In cucina il grano saraceno si può utilizzare al posto di riso e pasta, per cucinare ottimi sformati e per realizzare un’infinita varietà di polpette.